Per migliaia di anni, l’essere umano ha vissuto con la neve, sulla neve, nella neve, contro la neve. L’ha celebrata, temuta, rappresentata; ha cercato di capirla, perfino di ricrearla. Una storia antichissima di bellezza e sopravvivenza che Sverker Sörlin – tra i maggiori storici ambientali europei – racconta in queste pagine, esplorandone i molteplici risvolti culturali, scientifici, artistici e filosofici. Oggi, minacciata dal riscaldamento globale, la neve è però sempre più rara: l’inverno arriva sempre più spesso senza la sua coltre bianca. Le stagioni perdono il loro ritmo antico, e così scompare anche un intero sistema di riferimenti sensoriali, culturali, perfino emotivi, che da sempre accompagnano l’esperienza umana. Sörlin ripercorre secoli di scienza, arte e letteratura per raccontare la neve come fenomeno globale, ma anche come esperienza intima e personale. Dai più antichi sci ritrovati nel Nord Europa – che precedono le piramidi egizie – alle più grandi nevicate mai documentate, fino alla crescente irregolarità dei cicli stagionali, Neve ci guida in un viaggio sorprendente alla scoperta di un elemento silenzioso ed effimero, eppure capace di lasciare una traccia profonda nella storia del pianeta e dell’umanità. Un omaggio alla neve, che è al contempo un invito alla consapevolezza. Mentre i ghiacciai si ritirano e l’inverno perde definizione, la neve diventa simbolo di qualcosa di più grande che ci sta scivolando tra le dita: il legame tra l’uomo e la natura, la nostra capacità di meravigliarci e di custodire. Una riflessione urgente e poetica sulla bellezza di ciò che è fragile e sulla responsabilità di non ignorare i segnali di un mondo che sta cambiando, con o senza di noi. Un saggio dove fisica, chimica, antropologia e geografia si fondono in una narrazione limpida e profonda.

Kapitlet har tillkommit inom ramen för ett forskningsprojekt som finansierats genom medel från fysikern Ragnar Holms stiftelse. Sedan tidigare finns en forskningsartikel av Isak Lidström, ”Modern skis in a nostalgic landscapes: The technological development of Swedish cross-country skiing, 1892–1932”, Scandinavian journal of history (2025). Kapitlet här bygger i stora delar på artikeln men texten är avsevärt bearbetad och utvidgad i samarbete mellan Isak Lidström och Sverker Sörlin.

Global Environmental Governance (GEG) has been a growing phenomenon since the middle of the 20th century, although the concept itself and its acronym are more recent and were in fact rarely used before 2000. The early interest in GEG was much preoccupied with environmental diplomacy and international legal agreements from the Stockholm UN conference 1972 onwards. The addition of the 'global' reflected the general rise in awareness of the significance of globalization since the 1980s. The further growth, and the transformation of GEG, in earnest since the Millennium has been increasingly marked by yet another category, 'the planetary', mirroring the increasing influence of Earth System Science on environmental and climate discourse. This has affected both GEG and 'the environment' itself. The conceptual shifts, including the rising interest in the Anthropocene, reflected profound changes in the human-Earth relationship. To analyze these shifts, which is the aim of this paper, I will use the 'Planetary Boundaries'-concept, launched in a highly cited paper in the journal Nature in 2009 and further developed in later publications, seminally in 2015 and 2023. I will consider the PB-concept, and versions of the often shown diagram that accompanied it, as both a case of 'planetary modelling' and, at the same time an 'environing technology' that is performative and shapes what the environment 'is' while modelling it. I also emphasize that the PB-model has led a 'social life', which has defined its continued evolution as a key agency in the formation of an Anthropocene Weltanschauung, with normative properties. I posit that the model helped shape the shift towards the epistemic and temporal 'environment' that has become mainstreamed in the UN Sustainable Development Goals and other goal setting projects.

The Anthropocene was introduced to denote a dramatic, ongoing, planetary shift from prolonged relative Holocene stability, driving the Earth system into a new functional state outside its natural variability. Now stratigraphically-grounded, the Anthropocene is de facto a new epoch, not the subjective filtering of all anthropogenic impacts in Earth history.